Oggi vi voglio parlare di un settore che può sembrare banale o secondario nell’ampio spettro di argomenti che si possono trattare nel mondo della comunicazione: la scelta del font e la relativa distribuzione testuale.
Il font – lo dico per i meno ferrati in materia – è semplicemente il tipo di carattere grafico che
ogni editor di testo lascia scegliere all’utente per la redazione del suo lavoro, che sia questo una presentazione in Power Point, una tesi di laurea, un volantino ecc. Quante volte capita che si scelga il carattere solo in base a un mero giudizio estetico, perché “questo ci piace di più” oppure è più particolare o accattivante di altri!
Eppure, vi assicuro che questa scelta, che suona ai più quasi irrilevante, ha delle regole ben precise da seguire.
Pensate che la scelta del font usato per la redazione di questo blog sia casuale?
Voglio fare una precisazione: in questo articolo si prenderà in considerazione la redazione e la
fruizione di informazioni su web. Infatti è molto importante tenere in considerazione il tipo di supporto su cui l’utente deve interfacciarsi. La fruizione di informazioni su web ha dinamiche molto diverse rispetto al supporto cartaceo: strategie di scansione oculare molto meno ordinate, tempi di permanenza su un corpo testuale molto ridotti, il doversi orientare tra i link ipertestuali ecc.
Se si utilizzano i criteri di valutazione sbagliati rispetto al supporto con cui si va a operare, si rischia di produrre comunicazione inefficace.

A me gli occhi!

L’obiettivo principale di chi fa comunicazione visiva è senza dubbio l’attenzione del cliente, che deve essere sapientemente catturata e gestita. Nel mondo in cui viviamo riceviamo una quantità immensa di informazioni sotto forma visiva, e dovere di chi lavora in questo settore è quello di confezionarle in modo tale che risultino adatte alla mente di chi le riceve. La disciplina che ha dato più contributi a queste teorie è la psicologia della percezione o della Gestalt, che ha enunciato le due caratteristiche fondamentali che deve avere un’informazione:
  • salienza: è l’insieme di caratteristiche fisiche che permette a uno stimolo di spiccare rispetto a tutto il resto nel contesto in cui si trova (per esempio una parola in grassetto);
  • rilevanza: è ciò che attribuisce importanza a uno stimolo non per le sue caratteristiche fisiche, ma per i suoi significati (lo stesso principio per cui, se in una stanza piena di persone qualcuno fa il vostro nome, voi vi girate di scatto).

Come in tutto però, bisogna stare attenti a non esagerare! Quando il “clamore visivo” è eccessivo, tutto diventa indistinto; è per questo che spesso, quando andiamo su un sito in cui veniamo letteralmente assaliti da banner pubblicitari non ne leggiamo neanche uno.

Troppe “grazie” e altri orrori

In questo paragrafo voglio farvi un elenco dei tipici errori (o meglio “orrori”) in cui l’utente può cadere facilmente nel produrre il proprio documento di testo, in modo che possa aiutarvi a evitarli.

  • Rapporto cromatico figura/sfondo: il miglior contrasto è senza dubbio nero su bianco o viceversa, ma in generale va bene che uno sia chiaro e l’altro scuro. Attenzione a non mettere mai una scritta rossa su sfondo verde o viceversa! Oltre a mandare in delirio i daltonici, ai “normodotati” provoca un fastidiosissimo effetto 3D chiamato aberrazione cromatica, ossia l’impressione che i colori fluttuino su piani diversi creando malessere. Occhio anche a non utilizzare sfondi affollati che distraggono l’occhio del lettore.

  • Niente grazie: si consiglia di non utilizzare font con le grazie – serif in inglese – ossia quelle terminazioni alla base del carattere che su carta possono aiutare la lettura, ma su monitor possono risultare fastidiose in quanto mal si adattano alla struttura reticolare dei pixel del monitor che le rende in modo “seghettato”. Quello che sto ultilizzando è un font senza grazie, mentre ad esempio il Times New Roman ha le grazie.
  • Leggibilità prima di tutto: la leggibilità è una qualità oggettiva legata alle caratteristiche fisiche di un carattere e non legata ai gusti personali di una persona. In genere i  font decorativi o calligrafici non hanno una buona leggibilità perché sono progettati per essere attrattivo ad una prima occhiata e non in lunghi testi. Invece i font usati in libri, giornali o molto più semplicemnte su questo blog sono estremamente facili da leggere.
  • Non cadete nella banalità: per favore, evitate scelte scontate e quasi stucchevoli come l’utilizzo del Papyrus se si sta discutendo di antichità o del Comic Sans se si sta scivendo qualcosa di gioioso!
  • La piaga del Comic Sans: su questo ho dovuto dedicare un punto a parte. Nella mia carriera universitaria e non, ho notato che si fa un vero e proprio abuso di questo font. Vi giuro che ho visto presentazioni in Power Point di tesi di laurea redatte con questo carattere, non capisco come abbiano fatto i professori a non cacciare il candidato fuori dall’aula a calci. Ora, se vogliamo scrivere il biglietto di compleanno del nostro nipotino va più che bene, ma per documenti o comunicazioni ufficiali è da evitare come la peste! Da usare con estrema parsimonia.

Sicuramente ci sono altre decine di regole da seguire relative alle dimensioni, spaziatura, allineamento ecc. di un carattere, ma ho preferito soffermarmi su quelli che sono gli errori più comuni, anche perchè penso che un articolo su un blog non sia sufficiente vista la vastità della materia. Un breve vademecum è la forma migliore per aiutare a memorizzare le regole fondamentali di un certo tipo di progetto (lo avrete sicuramente notato anche dal mio precedente articolo).

Per ora non mi resta che salutarvi. Alla prossima!