Buongiorno a tutti! Come sono andate le feste? Vi sentite più riposati? Io, a dire il vero, mi sento un palloncino! Ho decisamente esagerato! Ho mangiato troppo! 🙂

Oggi vi voglio parlare di un argomento che mi sta molto a cuore: l’emotional design.

Come web designer mi preoccupo molto dell’aspetto di un sito web. Cerco sempre di creare qualcosa che sia bello e attrattivo per gli utenti, con lo scopo di rendere migliore e più piacevole la loro navigazione.

Sono molto pignola e molto spesso mi soffermo delle ore su dettagli che ad altri potrebbero sembrare abbastanza stupidi.

Ma perché sono così attenta al design? Un sito non dovrebbe essere solamente semplice, veloce e intuitivo? Alcuni potrebbero dire di sì, ma come avrete capito dalla premessa, per me l’estetica è sicuramente un elemento fondamentale per migliorare l’esperienza di un utente.

Quando la velocità non è sufficiente!

E’ vero, un sito deve essere veloce da caricare e intuitivo, ma NON BASTA!

Poco tempo fa ho letto un articolo che parlava della creazione di un sito web perfetto. Per l’autore in questione la perfezione è rappresentata dalla velocità di caricamento e dall’assenza di fronzoli inutili che vanno a distogliere l’attenzione dal vero protagonista del sito, il testo.

Devo ammettere che l’articolo mi ha fatta riflettere moltissimo. Per questo motivo sono andata a ripescare un vecchio libro dell’università: “Emotional Design” di Donald A. NormanEmotional Design

In questo testo Norman affronta il tema delle emozioni e la progettazione per l’emozione di forme, oggetti, e interazione con gli oggetti e, attraverso questi, di interazioni fra persone. Si pone il problema dello scopo emotivo e sociale per cui agiamo, mostrando che un’azione diventa comprensibile se poniamo l’attenzione sulle emozioni che vogliamo provare o evitare o sul risultato sociale che cerchiamo di ottenere.

In questo articolo non parlerò della polemica che ha scatenato tra i designer, ma al contrario, dell’importanza del design e di come esso possa influenzare le nostre sensazioni e azioni.

Norman cita l’esperimento di due ricercatori giapponesi che dimostrarono che con bancomat più attraenti le persone svolgevano le proprie operazioni più velocemente e con più serenità, commettendo meno errori.

Questo test ha dimostrato ampiamente che la gradevolezza estetica gioca un ruolo rilevante nella soddisfazione dell’utente e della “prestazione” dell’oggetto.

Il compito di un designer è quello di mettere sullo stesso piano la soggettività dell’esperienza e la modalità di fare esperienza dei fruitori. Ergonomia e design devono sempre concentrarsi sull’utente perché, se un oggetto è ben progettato, non incontrerà difficoltà e potrà prevedere il risultato delle sue azioni senza errore.

E’ compito dell’oggetto dire all’utente che azioni compiere per poterlo manipolare in maniera corretta e questa caratteristica, chiamata affordance è fondamentale per un buon design.

Gli oggetti piacevoli svolgono meglio la loro funzione

Sarebbe abbastanza stupido dire il contrario. Un oggetto piacevole sarà sempre preferibile ad uno brutto, ma perché dovrebbe funzionare meglio?

Dall’esperimento dei due giapponesi, di acqua sotto i ponti ne è passata e diversi studi hanno dimostrato il ruolo delle emozioni nella vita quotidiana. Ci aiutano o ci limitano nelle nostre scelte. A volte diventano fondamentali per farci affrontare le situazioni più difficili, a volte ci impediscono di svolgere le azioni più stupide.

Le emozioni positive risultano fondamentali per  l’apprendimento, la curiosità e il pensiero creativo;

Ma quindi perché un oggetto esteticamente bello dovrebbe funzionare meglio rispetto ad uno poco curato? Ovviamente, aiutandoci a trovare più facilmente una soluzione ad un nostro problema.Emotional design - cattivo design

Le persone tese o ansiose ripeteranno la stessa operazione all’infinito fissandosi su dettagli problematici che le renderanno ancora più nervose. Al contrario se un oggetto sarà in grado di instaurare nell’utente uno stato d’animo positivo, quest’ultimo riuscirà ad approcciarsi in maniera diversa e a trovare una soluzione al suo problema con più serenità.

Provate a pensare a tutte quelle volte che vi siete rifiutati di utilizzare uno strumento per paura di non essere capaci ad utilizzarlo o di combinare qualche guaio. Sarà successo a tutti almeno una volta nella vita.

Come elaboriamo le nostre emozioni.

Gli studi elaborati da Norman e da altri collaboratori spiegano come le persone elaborino le emozioni su 3 diversi livelli:

  • Viscerale: livello primitivo e immediato, attivato automaticamente dagli stimoli sensoriali, che ci porta a valutare molto velocemente cosa è buono o cattivo, sicuro o pericoloso.
  • Comportamentale: piacere del fare legato alla soddisfazione che si prova nel portare a termine tutte le piccole azioni e gesti della quotidianità.
  • Riflessivo: livello in cui entrano in gioco in misura preponderante coscienza, esperienza, memoria e riflessione.

Oltre ad elaborare le nostre emozioni siamo anche capaci di riflettere sulle nostre esperienze e di trasmetterlo agli altri.

Gli animali, come per esempio le lucertole, agiscono a livello viscerale, quello dell’abitudine, dove il cervello analizza il mondo circostante e impartisce un comando in automatico.

I cani e gli altri mammiferi hanno un livello di analisi più elevato, il livello comportamentale, con un cervello che è capace di analizzare una situazione e di agire di conseguenza.

Negli esseri umani il livello comportamentale è utile per le operazioni abituali, non è cosciente, mentre a livello riflessivo si pensa coscientemente a qualcos’altro.

Vi è un momento in cui un livello gioca con un altro. E’ il caso delle montagne russe. Fanno paura ma sono molto popolari perché:

  1. Alcune persone amano la paura in se stessa, subentra la grande eccitazione e l’adrenalina.Emotional design -
  2. L’orgoglio di aver vinto la paura e di vantarsene con gli altri.

L’ansia viscerale compete con il pensiero, non sempre però con successo, visto che molti rifiutano sin dall’inizio di salire sulle montagne russe, oppure dopo esserci saliti non ne vogliono più sapere.

L’importanza dello stato affettivo

I tre livelli interagiscono tra di loro, modulandosi reciprocamente.

Quando l’attività viene avviata dai livelli viscerali si dice “dal basso verso l’alto”, mentre quando viene avviata dal livello riflessivo si definisce comportamento “dall’alto verso il basso”.

I comportamenti dal basso verso l’alto sono guidati dalla percezione; quando si osserva, si ascolta, o si percepisce l’ambiente che ci circonda, il sistema affettivo trasmette un giudizio, allertando gli altri centri del cervello e rilasciando i neurotrasmettitori adeguati allo specifico stato affettivo.

I comportamenti dall’alto verso il basso sono diretti dal pensiero; i pensieri vengono trasmessi ai livelli inferiori che fanno scattare i neurotrasmettitori.

Il risultato sarà, in ogni modo, costituito da una parte cognitiva e da una affettiva che ci permetteranno di capirne il significato e di attribuirne un valore.

Lo stato affettivo, negativo o positivo che sia, determinerà il nostro modo di pensare e di conseguenza di agire.

Uno stato affettivo negativo determinerà uno stato d’ansia e pericolo; i neurotrasmettitori focalizzeranno l’operosità del cervello elaborando a livello viscerale o riflessivo la situazione; il sistema affettivo attiverà la tensione muscolare per preparare il corpo all’azione ed allerterà il livello riflessivo e quello comportamentale per convogliare tutta l’attenzione sul problema, evitando le distrazioni. Ci si concentrerà maggiormente sui dettagli piuttosto che su l’immagine completa.

Mentre uno stato affettivo positivo determinerà uno stato di tranquillità e sicurezza; i neurotrasmettitori amplieranno l’operosità del cervello e il corpo si rilasserà. Ci si concentrerà meno, ma si sarà più pronti ad accettare le interruzioni e a valutare qualsiasi idea o situazioni nuove. Il sistema affettivo stimolerà la curiosità, la creatività e permetterà all’individuo di apprendere meglio le informazioni. Ci si concentrerà sull’immagine completa trascurando i dettagli.

Nel design lo stato affettivo gioca un ruolo determinante. Quando si è tranquilli e felici si è molto più creativi mentre quando si è tristi e nervosi ci si concentra sui dettagli, portando a termine un progetto più facilmente.

A questo punto avrete capito che lo scopo del design non è solamente l’estetica, ma bensì l’induzione di uno stato d’animo particolare nelle persone.

In una centrale nucleare il design dovrà potenziare alcune procedure o funzioni critiche e dovrà inoltre consentire agli addetti dell’area di controllo di mantenere la situazione nella norma, per cui è probabile che convenga creare un affezione neutra o leggermente negativa allo scopo di tenere i soggetti in uno stato di concentrazione e allerta. Mentre in un asilo l’ambiente dovrà suscitare serenità, gioia e giocondità per permettere ai bambini di socializzare tra loro e di vivere un’esperienza utile alla crescita.

Emotional design - maniglione antipanicoIl design deve considerare anche le reazioni delle persone in caso di stress. Durante un incendio le persone tenderanno a spingere le porte e non a tirarle verso di sé. Per questo motivo le norme antincendio impongono il maniglione antipanico.

Un oggetto non avrà solamente il compito di essere piacevole, ma bensì di aiutare l’utilizzatore in vari situazioni. Quindi è importante per un designer progettare qualcosa che possa essere piacevole e allo stesso tempo che aiuti il fruitore a maneggiarlo.

Volendo tornare al discorso iniziale, un sito dovrà essere veloce, performante e intuitivo, ma dovrà avere anche un aspetto grafico piacevole ed attraente, o l’utente si stancherà ancor prima di capire l’argomento.

Alla prossima!